Il fascino pericoloso delle scommesse sportive: i 5 scandali più famosi della storia

Il fascino pericoloso delle scommesse sportive: i 5 scandali più famosi della storia

3. L’ombra della mafia: il caso di Tim Donaghy (2008)

Non ci troviamo a Hollywood, ma abbiamo una trama degna di un premio Oscar.

Il “2007 NBA betting scandal” fu uno scandalo che coinvolse la National Basketball Association, sulla base di accuse secondo cui un arbitro avrebbe utilizzato la sua conoscenza delle relazioni tra allenatori, giocatori e proprietari per scommettere su partite di basket professionistiche. Nel luglio 2007, furono resi pubblici i resoconti di un’indagine dell’FBI, in base a cui durante le stagioni 2005-06 e 2006-07Tim Donaghy aveva scommesso su partite in cui aveva arbitrato. Donaghy ammise di aver scommesso su partite da lui arbitrate dal 2003 al 2007, nell’ambito di una delle vicende più losche e controverse mai consumatesi nella storia della lega. Eppure è riuscito, per certi versi, ad uscirne “pulito”. Vediamo come. 

Donaghy arriva a vestire il grigio delle casacche NBA ad appena 27 anni. La storia affonda le sue radici nel 1998, quattro anni dopo il suo ingresso nella lega, quando Donaghy entra a far parte di un esclusivo club di West Chester. Qui stringe amicizia con alcuni dei golfisti iscritti e ha la possibilità di rivedere dopo anni i vecchi amici del liceo, tutti uniti da un unico comune denominatore: l’irresistibile passione per le scommesse sportive. A quel tempo, l’amico più stretto di Tim è Jack Concannon, il cui allibratore di riferimento era Peter Ruggeri.

Punto di non ritorno

Il 2002 è l’anno del punto di non ritorno. Donaghy decide di iniziare a scommettere con Jack sulle partite NBA. Nell’anno successivo, i due alzano vertiginosamente la posta in palio e puntano per la prima volta su una partita arbitrata dallo stesso Donaghy. Insomma, si parte piano. Prima solo un paio di scommesse su se stesso, fino ad arrivare a oltre 30/40 giocate su eventi da lui diretti.

I contanti accumulati cominciano a diventare troppi e un altro ragazzo fa il suo ingresso nella storia. Si chiama James Battista, un ex barista e ristoratore che fa parte di un piccolo gruppo di scommesse sportive di nome “The Animals”, per i giovani più disperati: la classe operaia con l’ambizione di guadagnare al più presto e il più possibile. Improvvisamente Peter Ruggieri, coinvolto a pieno titolo in questa “agenzia”, si accorge di una sottile incongruenza. Punta ingenti somme di denaro su determinate partite, vincendo quasi sempre dove gioca di più. E il fortunato è proprio Jack Concannon.

Negli uffici della PlayASAP si arriva quindi a scoprire dell’alleanza con Tim Donaghy. Eppure, il vento cambia. PlayASAP fallisce per motivi ignoti e Battista decide di mettersi in proprio, affidandosi a Tommy Martino, amico in comune con Tim Donaghy sin dai tempi del liceo. Avviene il grande incontro, una stretta di mano a sigillare il tutto: 2.000 dollari a Donaghy, solo se il risultato giocato è vincente. Ed è dal 13 dicembre 2006, giorno del match tra i Boston Celtics e i Philadelphia 76ers, che inizia la discesa verso gli abissi, verso la più grande e pericolosa complicità criminale all’interno del NBA. Fino al brusco arresto.

La soffiata e la famiglia Gambino

Un giorno, una spia arriva con una notizia shock: un arbitro NBA è al centro del mondo delle scommesse clandestine. Non c’è ancora un nome, solo la notizia che una gang affiliata alla famiglia mafiosa dei Gambino è entrata nell’affare, e sta macinando profitti senza sosta. La squadra della FBI dedicata ai Gambino si mette subito all’opera: ascoltano e riascoltano decine di registrazioni, analizzano messaggi e interrogano tutti i giocatori d’azzardo vicini alla famiglia mafiosa newyorkese. Finché non emerge un nome: Tim Donaghy. Gli agenti si presentano negli uffici della NBA per parlare della cosa e, dopo circa un mese, Donaghy si dimette da arbitro ufficiale NBA e la notizia dell’indagine esce in pompa magna sul New York Post

Il 15 agosto 2007, Donaghy si è dichiarato colpevole di due accuse federali relative all’indagine. Disse di aver utilizzato un linguaggio in codice per dare informazioni agli altri sulle condizioni fisiche dei giocatori e sui rapporti di questi ultimi con gli arbitri, ammettendo di aver passato informazioni su due partite durante la stagione 2006-07. Affermò di aver ricevuto 30.000 dollari per passare informazioni riservate ai bookmaker. Nel 2008, il tribunale lo condannò a 15 mesi di prigione e tre anni di libertà vigilata. È stato poi rilasciato su cauzione con 250.000 dollari.

In seguito allo scandalo, Stern ha rivisto le linee guida sul comportamento degli arbitri della NBA durante la riunione del Consiglio dei governatori nel 2007. Nonostante il CBA per gli arbitri, che impediva loro di partecipare a qualsiasi tipo di gioco d’azzardo, è stato rivelato che circa la metà degli arbitri NBA aveva scommesso nei casinò, anche se non con le agenzie. Le regole sono state riviste per consentire agli arbitri di impegnarsi in diverse forme di scommesse, purché non siano sportive.

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