Caos, polemiche e intrighi politici: il lato oscuro del campionato turco

Caos, polemiche e intrighi politici: il lato oscuro del campionato turco

L’abbandono del campo dell’Adana Demirspor contro il Galatasaray lo scorso 9 febbraio è solo l’ultimo di una serie di gesti eclatanti di alcune squadre del campionato turco per protestare contro scelte arbitrali e Federazione. Una macchia su un sistema calcio che, nonostante i campioni e gli ingaggi faraonici, sopravvive grazie agli intrighi del potere politico e agli accordi con le multinazionali

Avrete sicuramente sentito parlare di quanto successo lo scorso 9 febbraio nella Süper Lig turca, più nello specifico in Galatasaray – Adana Demirspor: al 33’ minuto gli ospiti hanno abbandonato il campo, con conseguente sconfitta a tavolino e penalizzazione di tre punti in classifica.

All’11’ infatti l’arbitro aveva decretato, con l’ausilio del Var, un rigore per il Gala fischiato per una simulazione di Mertens e trasformato dal neo-acquisto Alvaro Morata. Il presidente dell’Adana si è dimesso, così riporta la comunicazione ufficiale, per il bene della sua famiglia, dei suoi cari e della sua salute.

episodi campionato turco

Le polemiche di Mou (e non solo)

L’episodio ci porta ancora una volta a riflettere sulla regolarità del campionato turco, già messa in discussione dall’allenatore del Fenerbahce José Mourinho.

Proprio il Fenerbahce dopo la partita ha pubblicato un comunicato in cui accusava il Galatasaray di aver danneggiato il nostro Stato e la Federazione calcistica turca con contratti irregolari, biglietti venduti al mercato nero e pubblicità di scommesse illegali”, di aver “inquinato l’opinione pubblica con dichiarazioni false” e di “continuare a fuorviare arbitri e tifosi di calcio con calciatori che da anni imbrogliano e simulano. Sui social, un membro del cda del Fener, Hulusi Belgu, ha additato i rivali come individui immorali, senza vergogna e insolenti che “hanno contaminato palesemente lo sport turco per 40 anni”.

Lo Special One invece da settimane infiamma i suoi tifosi con dichiarazioni al vetriolo: attacca gli arbitri, uno dei quali definito sgradito in quanto maleodorante, parla di “scandali”, posta sui social video di episodi arbitrali sfavorevoli e descrive la Süper Lig come un campionato grigio, scuro e puzzolente, che nessuno al di fuori del Paese avrebbe voglia di guardare.

proteste campionato turco

I precedenti

Ancor prima dell’arrivo di Mou sulla panchina dei Canarini Gialli, lo scorso 8 aprile il Fenerbahçe aveva abbandonato il campo dopo 49 secondi, in seguito al gol di Icardi nella Supercoppa turca contro il Gala, dopo aver schierato l’Under 19 per protesta in una partita di cui è stata cambiata più volte data e location, con conseguente sconfitta a tavolino.

Lo scorso marzo la società aveva addirittura preso in considerazione l’abbandono del campionato: i giocatori del Fener, colpevoli di aver festeggiato in campo la vittoria per 3-2 sul campo del Trabzonspor, erano stati attaccati in campo dai tifosi di casa.

Risse nel campionato turco

“We are clean”, “Noi siamo puliti”, questo uno dei tanti messaggi social di Mou. Ma c’è una squadra in Turchia che possa dirsi effettivamente pulita?

Calcio e politica nella Turchia di Erdogan

Nel Paese a cavallo tra Asia ed Europa, calcio e politica hanno sempre costituito un binomio strettissimo. Le ambizioni del presidente Erdogan si sono riversate soprattutto sugli stadi. Tra il 2009 e il 2022 Ankara ha investito un miliardo di euro in 42 nuovi impianti. Uno su tutti, il Recep Tayyip Erdogan Stadyonu del Kasimpasa, squadra del quartiere di Istanbul dove è Erdogan è cresciuto.

Recep Tayyip Erdogan Stadium

I tre grandi club del Galatasaray, del Fenerbahce e del Besiktas sono enti pubblici quotati in borsa e nessuno permetterebbe mai che vadano in bancarotta. Quando i bilanci dei grandi club hanno raggiunto un punto di non ritorno, i cosiddetti Big 3 hanno ottenuto favori impensabili per altre aziende: un network di banche statali a tassi di interesse favorevoli ha infatti ristrutturato i loro debiti.

Circa quattro anni fa infatti, il calcio turco sembrava prossimo al collasso: la moneta nazionale si era svalutata, un problema non da poco per club abituati a negoziare ingaggi in dollari o in euro, e il Covid aveva abbattuto gli introiti da botteghino.

I trionfi outsider di Basaksehir e Trabzonspor

Non a caso, nei campionati giocati a cavallo del periodo pandemico, due underdog erano riuscite a vincere contro i pronostici. La prima è l’Istanbul Basaksehir nell’annata 2019-20. Nata negli anni ‘90 nel quartiere più conservatore della città, nel 2014 è stata acquistata (con modalità ancora da chiarire) da una proprietà molto vicina al partito di governo AKP. Basti pensare che l’attuale presidente del club è sposato con la nipote dell’attuale first lady turca, Emine Erdogan. Erdogan avrebbe infatti contribuito al successo della squadra per rafforzare la propria base elettorale e contrastare i grandi club di Istanbul, le cui tifoserie nel 2013 si erano unite per contestarlo.

La seconda è il Trabzonspor nel 2021-22, che mancava il successo dal 1984. Squadra a cui è legato guarda caso il sindaco di Istanbul nonché maggior oppositore di Erdogan, Ekrem Imamoglu, ex membro del consiglio direttivo della squadra. Erdogan e consorte hanno accolto con entusiasmo la vittoria del Trabzonpsor con alcuni post sui social, per adombrare Imamoğlu e non farsi scappare l’elettorato del Mar Nero, uno dei più importanti feudi elettorali dell’AKP.

Come hanno fatto dunque i maggiori club turchi a tornare al top e ad ad assicurarsi le prestazioni di molti ex top player dei maggiori campionati europei come Osimhen, Dzeko, Immobile, Icardi, Tadic, Morata e molti altri?

Diritti tv e debiti complessivi

I diritti tv del campionato turco vengono venduti a una cifra relativamente bassa: nell’estate del 2023 è stato siglato un accordo biennale da 370 milioni di dollari complessivi e nessun club turco ha preso parte alla League Phase di questa edizione della Champions League.

Inoltre nel 2023 l’economista Kerem Akbas stimava in due miliardi di euro il debito complessivo delle quattro maggiori società turche, mentre per la Uefa queste si trovavano nella top 10 dei club europei per peggiori performance finanziarie. A pesare in maniera enorme sono gli ingaggi, mentre sui cartellini si cerca di risparmiare, lavorando soprattutto su prestiti e parametri zero. Ciò contribuisce a generare un circolo vizioso che vede i club impegnati in un continuo inseguimento all’ultimo rilancio sugli ingaggi, in cui si spendono anche i soldi che non si hanno.

Sponsor e supercampioni

Tuttavia, queste squadre escono sempre ad attirare sponsor di un certo peso: il Galatasaray, per esempio, ha in corso due contratti di sponsorizzazione con Sixt (quinquennale da 100 milioni di euro siglato nel 2023, rinnovando un rapporto iniziato nel 2020) e Socar (l’azienda petrolifera statale dell’Azerbaigian che ha firmato un triennale da 15 milioni di euro per le sole partite europee), mentre Rams Global detiene i naming rights dello stadio e avevs annunciato orgogliosamente di avere avuto un ruolo attivo nel finanziamento della trattativa per il riscatto del cartellino di Mauro Icardi.

Il Fenerbahçe, invece, può contare sull’immenso patrimonio di Ali Koç, uno degli uomini più ricchi del Paese. Al momento della sua elezione a presidente nel 2018, quando risultava complicato persino pagare gli stipendi, la polisportiva del Fenerbahçe era alle prese con un buco di 621 milioni di euro.

Il Trabzonspor ha invece un accordo quinquennale da quasi 50 milioni di euro per i naming rights del nuovo stadio con la banca turca Papara.

Ciononostante, la Süper Lig tutto sembra tranne che un campionato in salute. La passione per il gioco nel Paese non sempre è ricambiata dallo spettacolo offerto in campo. La Coppa Uefa e la Supercoppa Europea vinte dal Galatasaray nel 2000 rimangono l’unico acuto di una squadra anatolica in campo internazionale e al momento il campionato è decimo nel ranking Uefa. Con gli ultimi acquisti, i grandi club stanno provando ad aumentare l’appetibilità di un campionato di seconda fascia. Sarà la soluzione giusta per portare risultati?

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